Attitudine
a vivere come cittadino dell’Universo
“Quanto più espandiamo il senso della nostra appartenenza,
tanto più aumentiamo la mappatura del mondo su di noi, e quindi
le nostre capacità intellettive ed emotive”.
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La
cittadinanza
giuridica concessa dagli Stati, come è noto, limitata ad una piccola
porzione del territorio della Terra, aiuta a delimitare, soprattutto,
i nostri diritti politici. Peraltro, chi possiede la cittadinanza di uno
Stato membro dell'Unione europea è, automaticamente, cittadino anche della
stessa Unione. Un
cittadino europeo ha, dunque, oggi, due cittadinanze (1). Ma, anche
se si arrivasse a concepire una terza cittadinanza, non avremmo, per ciò
solo, un incremento del nostro benessere umano.
Questo genere di cittadinanza non esprime in realtà il vero orizzonte
mentale entro il quale noi possiamo collocarci quali esseri umani, in
quanto se accettiamo la prospettiva etica e scientifica di far parte della
Rete della Vita, il nostro
Ente di appartenenza non può essere il singolo Stato, ma almeno la Terra
intera. Possiamo definirci, senza dubbio, cittadini di tutta la Terra
e possiamo riconoscere in essa, in prima battuta, la nostra Patria, come
molti
pensatori suggeriscono fin dall'antichità. Però, ciò può non apparire
completamente soddisfacente in quanto nella Rete della Vita, non è presente
solo la Terra.
Kant
poneva una interessante distinzione tra il punto di vista del “figlio
della terra” e quello del “cittadino del mondo”: “Al primo interessano
solo gli affari e ciò che si riferisce alle cose che influenzano il nostro
benessere. Al secondo interessano l’umanità, il mondo intero, l’origine
delle cose, il loro valore intrinseco, i fini ultimi… Il punto di vista
del figlio della terra ci guida ai nostri più vicini doveri… Esso rende
l’uomo valente nell’azione, ma ristretto di cuore e di propositi. Il figlio
della terra non ha sufficiente stoffa in sé; dipende dagli uomini e dalle
cose, ed è loro prigioniero… I cortigiani sono figli della terra. Il cittadino
del mondo deve considerare il mondo da abitante, e non da straniero. Non
bisogna essere spettatori, bensì cittadini del mondo”(2).

Questa
interessante riflessione sull’importanza di sentirsi “cittadini del mondo”
ci aiuta a comprendere che lo spazio del nostro orizzonte coscienziale
può avere conseguenze anche sui nostri valori e sui nostri comportamenti.
L’esperienza ci insegna che quanto più restringiamo il senso della nostra
appartenenza, tanto più restringiamo le nostre potenzialità e sensibilità
ed aumentiamo il senso di separatività rispetto all’uomo, alla Natura
e al Cosmo. Quanto più espandiamo il senso della nostra appartenenza,
tanto più aumentiamo la mappatura del mondo su di noi, e quindi le nostre
capacità intellettive ed emotive.
La nostra cittadinanza valoriale non dovrebbe, dunque, limitarsi a una
frazione giuridica della Terra e, nemmeno, a ben vedere, alla Terra intera.
Noi camminiamo sulla Terra, è vero, ma le energie che ci permettono di
vivere provengono, come è noto a tutti, dal Sole. La Terra sulla quale
il nostro corpo fisico risiede temporaneamente, non è autonoma, non basta
a se stessa. La Terra, come i suoi abitanti, vive grazie alla luce e al
calore del Sole il quale ha un ruolo centrale nella Rete della Vita. Pertanto,
far parte della Rete della Vita vuole dire, logicamente e necessariamente,
appartenere non solo alla Madre Terra ma anche al Sole e, quindi, all’Universo.
Questa ci appare la prospettiva più ragionevole, ma anche la più onesta,
tenuto conto che provengono dal Sole le “energie” con le quali viviamo,
pensiamo, sentiamo, scriviamo, vediamo… e con le quali la Terra lavora
e ci nutre. Di fatto, siamo già cittadini dell’Universo.
Questa idea ampia di cittadinanza ci esorta a integrare nella nostra coscienza
il ruolo del Sole. Questo ampliamento di orizzonte genera in noi maggiori
potenzialità in quanto ci aiuta a cogliere con efficacia nuove opportunità
di crescita e ci sprona ad attingere a energie non solo “terrestri” ma
anche solari, cosa che in parte già facciamo, sia sul piano delle fonti
energetiche che su quello della salute psico-fisica.
L’idea di essere cittadini dell’Universo può trasmetterci anche una grande
lezione di vita, stimolandoci a valorizzare nel nostro modus vivendi una
prospettiva armonica con quanto avviene realmente nell’Universo. Come
è noto, nell’Universo il posto centrale non è occupato dal pianeta che
riceve, ma dal Sole che, senza sosta, dà energie. La Terra, fondamentale
e meravigliosa, non occupa il posto centrale. Essa ha bisogno di ricevere
energie per continuare a evolvere e a tal fine ruota attorno al Sole.
Anche
noi, cittadini dello stesso Universo, potremmo considerare la vantaggiosità
di porre al centro della nostra vita quella parte di noi che svolge una
funzione comparabile a quella svolta dal Sole (3). Dentro di noi vi è,
in effetti, una natura psichica generosa, definita anche nel linguaggio
comune “natura
solare”, focalizzata sul “dare” luce (pensiamo alla nostra Ragione
quando nutre pensieri luminosi e positivi) e calore (pensiamo al nostro
Cuore quando nutre comportamenti affettuosi). Questa è la nostra natura
fraterna, la nostra natura cooperativa ed empatica grazie alla quale avvertiamo
il dovere naturale di valorizzare e prenderci cura della Terra e della
comunità vivente.
Dentro di noi, lo sappiamo, vi è anche una natura,
altrettanto fisiologica, focalizzata, però, sul bisogno di prendere e
di ricevere. Questa natura è comparabile, simbolicamente parlando, alla
Terra in quanto anche essa è bisognosa di ricevere e prendere energie
per mantenersi in vita (ad esempio, pensiamo al nostro apparato digestivo)
(4).
Appare interessante osservare che se noi decidiamo, in contrasto con quanto
accade nell’Universo, di porre al nostro centro, soprattutto, i nostri
bisogni di ricevere, arriviamo gradualmente a coltivare il pensiero che
tutto nella vita ci sia dovuto e che tutto debba ruotare attorno a noi
e per noi. Se ciò accade, vuol dire che abbiamo deciso di porre il nostro
ego (cioè la nostra ‘terra’) al centro della nostra vita relazionale,
a spese, soprattutto, di coloro che ci frequentano. La nostra vita, in
tal modo, sarà comparabile a quella di un Universo senza Sole. A questo
punto, non solo non rispetteremo la Madre Terra in quanto ci comporteremo
come predoni, ma paradossalmente non saremo, a ben vedere, nemmeno al
centro della nostra vita in quanto vivremo in continuo movimento, sballottati
e angosciati per soddisfare le molteplici e continue pulsioni del nostro
ego (5). Tutto ciò può essere riscontrato nella vita di tutti giorni.
La scelta “geocentrica” si rivela, dunque, non vantaggiosa e, per dirla
con Kant,
ci rende “ristretti di cuore e di propositi”.
Quanto rilevato comprova che la nostra natura solare non dovrebbe essere
posta alla periferia del nostro universo, ma al centro, anche perché solo
così sarà possibile per noi, come ci insegna l’Universo, prenderci cura
non solo della Terra esteriore, ma anche della nostra terra interiore.
In
conclusione, la coscienza di essere cittadini
dell’Universo ci restituisce la presenza coscienziale del Sole che
avevamo rimosso (cfr.
modulo 12/7), ci aiuta a riordinare e ricollocare le nostre tendenze
interiori (solari e terrestri), ci offre una grande base riflessiva per
scegliere la parte che vogliamo interpretare nella Vita e ci aiuta a comprendere
in anticipo gli effetti discendenti da questa scelta, a seconda se essa
si pone in disarmonia o in armonia con la “logica” generosa della vita
dell’Universo.


1.
Cfr. http://ec.europa.eu/justice/citizen/index_it.htm.
2. E. Kant, Refl. n. 1170, XV, p. 517, citato da A. Taraborelli, Cosmopolitismo
cit., p. 30. Il termine ‘Cosmopolitismo’ risale “a Diogene il Cinico,
il quale, interpellato sulla sua provenienza, rispose di essere «cosmopolita»
(da cόsmos «mondo» e polίtes «cittadino»)” Dizionario di Filosofia, Treccani,
2009.
3. Cfr. O.M. Aïvanhov, Verso una civiltà solare cit., p. 56.
4. Ivi, p. 58.
5. Ivi, p. 59.
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“C’è
una rete della vita che unisce la vita interiore, la vita biologica,
la vita sociale, la vita culturale…Questa trama invisibile va
studiata, compresa e amata”
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“Se
l’ideale è come una mappa… l’ideale del perfezionamento individuale
nella prospettiva della fraternità universale esprime la mappa
più estesa, più ricca di percorsi cioè di potenzialità cognitive
ed emotive”
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“Il
dipanarsi della vita è oggettivamente condizionato dalle intenzioni,
cioè dalle finalità che ciascuno si autoprefigge in quanto queste
ultime dànno senso alla nostra interpretazione del mondo, al nostro
ruolo nel mondo”
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Gli
esseri umani sono predisposti a essere empatici, a identificare
quello che provano gli altri, a condividere i loro sentimenti
con un’emozione corrispondente, ad accogliere le loro gioie e
i loro dolori
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Se
non ci disperdiamo in attività che ci indeboliscono, scopriamo
che è proprio nelle azioni più semplici e più quotidiane che la
vita ha nascosto i suoi veri tesori. Respirare, nutrirsi, camminare,
aprire gli occhi sulla natura, amare, pensare... Ecco i veri doni
della vita”
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"L’organismo
fisico che vive bene, in armonia… favorisce i processi cognitivi
e agevola la generazione in noi di immagini mentali altamente
benefiche le quali agiscono a loro volta favorevolmente sui nostri
comportamenti”
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“Ogni
vita richiede una scienza: la vita della pianta che vuoi coltivare...
la tua stessa vita che devi sviluppare. Per vivere, bisogna saper
vivere”
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“Una
comunità che non sa esprimere e valorizzare le attitudini cooperative
è più povera di capitale sociale e civile e avrà maggiori difficoltà
ad attivare circoli virtuosi di sviluppo”
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“Il
lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti
tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che
non serva e non giovi a un nobile scopo”
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“Non
si tratta soltanto di adottare stili di vita improntati alla sobrietà
ma di aprire la nostra coscienza, nel quotidiano, agli interessi
sensibili della Rete della Vita… dalla crescita quantitativa dobbiamo
arrivare alla crescita qualitativa”
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“Non
possiamo essere affidabili verso la collettività se siamo schiavi
di debolezze a causa delle quali l’interesse collettivo è potenzialmente
subordinato a quello personale”
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“Dobbiamo
proteggere le risorse naturali, la sacralità della Natura, ma
occorre proteggere anche la sacralità della vita interiore. In
entrambi i casi, abbiamo risorse da rispettare”
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“Quanto
più espandiamo il senso della nostra appartenenza, tanto più aumentiamo
la mappatura del mondo su di noi, e quindi le nostre capacità
intellettive ed emotive”
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La società e la Rete della vita. Riflessioni a supporto delle nostre
scelte e di un possibile percorso di cambiamento verso una coscienza
aperta agli interessi della collettività. |
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Linee
di sviluppo di nuove attitudini concrete, espressive dei valori
di cooperazione, empatia... |
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