Appendice al modulo 5: La visione scientifica della realtà fisica.

 

 

 

 

Si è affermato, in modo condivisibile, che “la visione della scienza influenza le nostre percezioni, modifica i nostri stati d’animo, ha effetti sulla nostra stima del valore individuale, e del merito sociale, entra nella serie delle idee, delle emozioni, dei valori e delle ambizioni che formano la nostra coscienza” (1).


Per questa ragione appare opportuno dare risalto, in queste pagine, a una nuova visione scientifica della realtà esteriore emersa da moltissimi decenni, ma che fatica, tuttora, ad entrare nella cultura generale. Vi sono, sempre, resistenze ad accettare le idee nuove:“la rivelazione è più facile da accettare quando non si hanno idee preconcette su ciò che deve essere vero. La pressione sociale e professionale a conformarsi alle idee accettate può essere enorme anche quando una mole crescente di dati contraddice la loro validità. Il fenomeno è noto con il nome di dissonanza cognitiva” (2).


La nostra visione scientifica della realtà è mutata, radicalmente, nel secolo scorso, grazie ai contributi della fisica quantistica. Ormai è acclarato che mediante i cinque sensi percepiamo una realtà esteriore che non è la vera e definitiva realtà. Noi percepiamo con i cinque sensi, a livello quantitativo, solo una piccolissima parte della realtà: “la materia ordinaria costituisce il 4% della massa nell’universo e rappresenta la massa visibile. La materia oscura rappresenta invece il 22%, mentre l’energia oscura ben il 74%” (3). Non solo, ma le forme della realtà stessa che noi vediamo non sono assolute, ma relative come diremo tra poco.


Gli scienziati, agli inizi del secolo scorso, ritenevano di poter scoprire l’elemento fondamentale dell’Universo, cioè la particella più piccola dalla quale tutta la materia doveva essere scaturita; invece, gli scienziati rimasero stupiti nello scoprire che non esisteva un’unità più piccola (cd. mattone fondamentale), in quanto l’esistenza appariva come un’onda di infinite possibilità, intrecciate e connesse. La vita, cioè non proveniva dalle particelle, a livello subatomico, e gli oggetti materiali solidi della fisica classica, e che appaiono tali ai nostri occhi, si dissolvevano in configurazioni di onde di probabilità (4).
Al livello della fisica sub-atomica, l'universo ha rivelato che la sua essenza fondamentale è pura energia immateriale. Tutta la materia è energia, e “ad un livello sottostante all’energia c’è l’informazione, una base totalmente immateriale per l’esistenza … ogni particella, ogni corpo, ogni aspetto dell’esistenza è espressione dell’informazione che attraverso il cervello o la mente interpretiamo come il mondo fisico” (5).
Tutti gli oggetti fisici e l’uomo compreso, hanno una loro frequenza vibrazionale, e quindi un campo di energia, “l’universo materiale compresi particelle, stelle, pianeti, rocce e organismi viventi non è materiale: tutte queste cose che sembrano materia sono onde complesse nel vuoto quantico” (6).

 


Tutta la materia “è caratterizzata da una frequenza e una lunghezza d’onda specifiche cioè con un certo numero di cicli d’onda per secondo … ogni cosa noi compresi, ha una funzione d’onda” (7).
Il nostro corpo fisico, gli alberi, gli oggetti materiali che vediamo e utilizziamo, nella realtà più profonda non sono solidi, separati tra loro e statici come appaiono alla vista (8).
I nostri sensi selezionano una porzione di cambiamento, la bloccano in fase e così la possono percepire come una realtà fissa, ma la vibrazione universale non ha pause (9). La vita si rinnova continuamente e compie scambi continui. Vi è un flusso continuo di energie che noi non vediamo con i cinque sensi, così come non constatiamo gli scambi di queste particelle con altre particelle dell’Universo. Pensiamo al rinnovamento del nostro corpo che sfugge alla nostra percezione; eppure, il nostro corpo fisico è fatto anche di particelle subatomiche che sono parte della materia dell’Universo (10).


Un’immagine di questo flusso di energia la possiamo elaborare grazie al racconto del famoso fisico F. Capra, contenuto nel Tao della Fisica al quale rinviamo.
Tra noi e la materia solida che osserviamo, non v’è la separazione che vediamo con gli occhi. Lo spazio che consideriamo vuoto, in verità, non è tale, ma è colmo di energie che vibrano a frequenze superiori a quella visiva, vi è un continuum di energie (11).
I nostri cinque sensi sono organizzati per percepire gli oggetti come tridimensionali e solidi. Ma nella realtà quantica la solidità non esiste, esiste solo energia che vibra a varie frequenze. La fondamentale unicità dell'universo, afferma F. Capra, “caratteristica principale dell'esperienza mistica, è anche una delle più importanti rivelazioni della fisica moderna. Essa diviene evidente a livello atomico e si manifesta tanto più chiaramente quanto più si penetra in profondità nella materia, fino al mondo delle particelle subatomiche. I costituenti della materia e i fenomeni fondamentali ai quali essi prendono parte sono tutti in rapporto reciproco, interconnessi e interdipendenti; non possono essere compresi come entità isolate, ma solo come parti integrate del tutto. Per quanto ci addentriamo nella materia, la natura non ci rivela la presenza di nessun «mattone fondamentale» isolato, ma ci appare piuttosto come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto. Queste relazioni includono, inoltre, sempre l'osservatore” (12).
Dunque, anche i corpi fisici sono distanti e separati, solo se osservati sotto il profilo della loro forma, poiché, in realtà, essi con le loro vibrazioni sono in contatto tra loro. Anche l’idea della separazione tra individuo e natura è, dunque, illusoria. Ciò è notorio nelle filosofie spirituali le quali hanno, da sempre, affermato che l’uomo non è un essere isolato, in quanto tramite le energie sottili emanate è in contatto con l’Universo. La nostra vita non è separata dalle altre. Come il Sole si estende tramite i suoi raggi al di là del suo corpo fisico, così l’uomo, grazie alle sue emanazioni, si diffonde nello spazio, anzi, l’uomo cammina nello spazio (13).


Infatti, sta emergendo sempre più, a livello scientifico, il convincimento che la nostra vita sia come un’immensa rete: “Negli ultimi anni sono state fatte molte scoperte sorprendenti. Gli scienziati più avanzati di oggi vedono nell'universo incredibili relazioni quantiche generali: ogni particella che abbia assunto lo stesso stato quantico di un'altra resta collegata a quest'ultima in maniera non-locale. Sembra che a livello cosmologico esistano gli stessi collegamenti sottili, di là dello spazio e del tempo, osservati in campo quantico. Legami altrettanto sorprendenti emergono all'interno degli organismi viventi e tra l'organismo e il suo ambiente: "connessioni transpersonali" collegano la consapevolezza degli individui alla consapevolezza e al corpo di altre persone, a prescindere dal tempo e dalla distanza” (14).
L’universo “non è fatto di cose e di eventi separati, di spettatori esterni e di uno spettacolo impersonale … Si tratta di un intero, di un tutt’uno. A differenza del mondo despiritualizzato della fisica classica, il cosmo non è frammentato in cose materiali e nei domini disgiunti della vita e della mente … La recente scoperta dell’unità dell’universo è frutto di ricerche approfondite, basate su osservazioni e messe alla prova tramite esperimenti. Essa fornisce una visione del tutto diversa del mondo rispetto all’immagine meccanicistica, materialistica e frammentata insegnataci a scuola. Un cosmo connesso, coerente e unito, che richiama un antico concetto presente nella tradizione di ogni civiltà; un cosmo nuovamente impregnato di spirito” (15).


Anche il fisico e matematico Erwin Schrodinger, Premio Nobel per la fisica nel 1933, avverte che la pluralità di oggetti che percepiamo è soltanto un’apparenza, non è reale.
Parimenti, Roger Penrose, famoso fisico e matematico inglese, sostiene: “la realtà è una cospirazione creata dall'illusione dei sensi”.
James Jeans, fisico e matematico inglese, puntualizza: “Quando consideriamo noi stessi nello spazio e nel tempo, le nostre coscienze sono ovviamente come individui separati di una particella-immagine, ma quando passiamo al di là dello spazio e del tempo forse esse possono diventare ingredienti di un singolo continuo flusso di vita. Come avviene con la luce e l'elettricità, così può avvenire con la vita; i fenomeni possono essere come individui che conducono esistenze separate nello spazio e nel tempo, mentre, nella realtà più profonda, oltre lo spazio e il tempo, noi tutti possiamo essere membra di un unico corpo”.
Anche David Bohm sottolinea l’unità della vita: “Nonostante la sua apparente solidità, l'Universo è in realtà un ologramma gigantesco (gigantesco a misura nostra) e splendidamente dettagliato. Sono gli elettroni che, con i loro balzi quantici, conferiscono massa e volume al nucleo dell'atomo dandoci la "percezione" della solidità dei corpi di materia. Il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto, indipendentemente dalla distanza che le separa, risiede nel fatto che la loro separazione è in verità un'illusione. Ad un livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di uno stesso organismo fondamentale".
Anche Albert Einstein aveva osservato che “Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo 'universo', una parte limitata nel tempo e nello spazio. Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all'affetto per le poche persone che ci sono più vicine. Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza” (16).
La visione parziale della realtà esteriore elaborata dai cinque sensi è stata superata anche dal principio di indeterminazione: l'osservatore umano non è necessario solo per osservare le proprietà di un oggetto, ma è necessario anche per determinare queste proprietà. Nella fisica atomica non possiamo parlare delle proprietà di un oggetto in quanto tale: esse hanno un significato solo nel contesto dell'interazione dell'oggetto con l'osservatore. Come affermava Niels Bohr, “le particelle materiali isolate sono astrazioni, poiché le loro proprietà sono definibili ed osservabili solo mediante la loro interazione con altri sistemi”. Il principio di indeterminazione ha evidenziato come “nei più piccoli elementi costitutivi della materia ogni processo di osservazione provoca una forte perturbazione; non è più possibile parlare del comportamento della particella indipendentemente dal processo di osservazione … la scienza della natura presuppone sempre l’uomo, e noi dobbiamo, come ha detto Bohr, prender coscienza del fatto che nello spettacolo della vita non siamo solo spettatori, ma anche, costantemente, attori“ (17).
Quanto rilevato significa “non solo che l’esperimento oggettivo nel senso classico non è concretamente realizzabile, ma, anche, che, in generale, in una fitta rete non possiamo isolare una parte di essa definendola “oggetto” nel senso tradizionale del termine. Possiamo solo fare un “ritaglio” arbitrario di una parte di essa e poi, dopo averlo “estratto” dal suo contesto, definirlo oggetto. E, in realtà, questo è ciò che accade quando facciamo riferimento a oggetti del nostro ambiente” (18).


Anche il fisico H. Pagels afferma: "La vecchia idea che il mondo esista effettivamente in uno stato definito non è più sostenibile. La teoria quantistica svela un messaggio interamente nuovo: la realtà è in parte creata dall'osservatore … La situazione si presenta paradossale al nostro intuito, perché stiamo cercando di applicare al mondo reale un'idea dell'oggettività che sta solo nelle nostre teste, una fantasia" (19). Se la mente dell'osservatore, con la sola intenzione di osservare, incide sulla realtà dei fenomeni osservati, ciò vuol dire che il nostro pensiero, le nostre intenzioni hanno una influenza sulla materia che compone anche la nostra struttura (20).
Se osservare vuole dire anche modificare ciò che viene osservato, ne discende, concettualmente, che:
- ogni pensiero crea una vibrazione che interagisce con l’energia-materia che ci circonda;
- viviamo in un Universo partecipativo, nel senso che l’uomo con il suo mondo interiore è un creatore consapevole o meno, della realtà;
- anche le particelle del nostro corpo fisico sono condizionabili dalla nostra vita interiore.

La realtà materiale, quindi, non può essere intesa come“qualcosa che sta fuori di qui” con l’osservatore separato. La vecchia parola “osservatore” deve essere sostituita con “partecipatore”, afferma il fisico John Wheeler.
In altri termini, “non possiamo semplicemente considerare l’oggetto come qualcosa che esiste in modo indipendente, “là fuori”… l’organismo, in quanto reticolo di elementi completamente codeterminantisi fa sì che le nostre menti siano, letteralmente, inseparabili non solo dall’ambiente esterno, ma anche da quello che Claude Bernard già chiamava il milieu interieur, il fatto che noi non abbiamo solo un cervello ma un intero corpo. Per qualche strana ragione, nella tradizione occidentale c’è la bizzarra percezione che la materia possa essere sì supporto della mente, ma che la mente non abbia diretta influenza sulla materia. Bene, si può dimostrare che questo è sbagliato” (21).
Evidentemente, quanto appena rilevato deve valere anche rispetto alle azioni esteriori: “quando tocchiamo un oggetto, i nostri campi d’energia e relative nubi di elettroni si incontrano, minuscole porzioni si fondono e si separano. Anche se percepiamo noi stessi come integri, in realtà, abbiamo ceduto parte del nostro campo energetico a quell’oggetto specifico acquisendo un brandello della sua energia. A ogni incontro noi procediamo a tali scambi e in seguito ci ritroviamo leggermente cambiati” (22).
Dunque, sia le attività interiori (meditare, pensare, pregare, contemplare) e sia quelle esteriori (gesti...) implicano, sempre, uno scambio di particelle con la realtà: diamo e prendiamo.
Evidentemente, parliamo di cambiamenti a livello subatomico e qualcuno potrebbe osservare che per questa ragione, si compie un salto logico, se si cerca di estendere ai comportamenti umani, le verità scientifiche relative alle particelle subatomiche. Ma le energie del mondo interiore non sono anche esse particelle e onde? Non siamo anche noi costituiti dalla stessa materia-energia? Il premio Nobel Wigner ha affermato, a questo proposito, che “non vi sono evidenze che l’accuratezza della meccanica quantistica incominci a svanir via via che aumenta la grandezza del sistema e la linea divisoria tra sistemi microscopici e macroscopici non è certamente molta netta” (23). Evidentemente, occorre tener conto delle debite proporzioni.


La fisica quantistica ha, dunque, illuminato, anche se non completamente, le radici del mondo manifesto. Oltre alla realtà sensibile e visibile ai nostri occhi, grazie alla quale possiamo vivere l’esperienza della nostra vita differenziata ed evolvere sulla Terra, esiste una realtà c.d. quantica ove tutto è interconnesso e interdipendente, dove il vuoto e la solidità non esistono.


Le distanze tra la scienza e le antiche tradizioni spirituali, negli ultimi anni, si sono ridotte notevolmente e non vi sono ragioni per ritenere che questo percorso di avvicinamento non debba ancora proseguire.


Le proprietà quantiche dell’universo, ha affermato il prof. Lothar Schäfer, “rivelano l’errore delle vedute di Monod. È vero che noi cerchiamo un’alleanza con la natura. È vero che noi abbiamo dei bisogni spirituali, ma non perché siamo discendenti di animisti. Ne abbiamo bisogno perché il nostro spirito ha bisogno di essere a contatto con ciò che è di egual natura – il fondo spirituale del reale” (24). Questo studioso aggiunge che “gli aspetti caratteristici della realtà quantica hanno sulla nostra personale natura umana delle conseguenze potenzialmente considerevoli. Se l'universo è una rete di connessioni istantanee e non separabili, e assai probabile che noi facciamo parte di questa rete. Se nell’universo agisce un elemento di Coscienza, e assai probabile che comunichi con la nostra Coscienza. Poiché non viviamo in una macchina gigante, dobbiamo considerarci degli attori in una realtà che non è la realtà abituale che conosciamo, ma piuttosto una realtà interconnessa, tanto metafisica quanto fisica, e con qualità spirituali”.
Ma la nostra coscienza può elevarsi per permetterci di accedere a questo mondo superiore dell’Unità, considerato che con la coscienza ordinaria, tramite i sensi vediamo solo un corpo solido che il nostro intelletto misura, analizza e compara?
Come sostenuto da William James: “La normale coscienza dello stato di veglia, che chiamiamo coscienza razionale, è soltanto un tipo di coscienza particolare, mentre tutto intorno ad essa, separate da schermi sottilissimi, esistono forme potenziali di coscienza completamente diverse”.
Scrive Laszlo: “William James, il padre della psicologia americana, percepiva tali interconnessioni. Egli scrisse: "Dalla mia esperienza... emerge dogmaticamente una conclusione... che noi, con le nostre vite, siamo come isole nel mare, o alberi nella foresta. L'acero sussurra al pino con le sue foglie, e viceversa ... Inoltre, gli alberi intrecciano le radici nell'oscurità sotterranea e le isole si saldano tra loro nei fondali oceanici. Allo stesso modo, esiste un continuum di consapevolezza cosmica, contro la quale la nostra individualità non erige altro che recinzioni temporanee e in cui le nostre menti si tuffano come in un mare materno o in un serbatoio..." (25).
Se teniamo conto che la nostra coscienza è intessuta implicitamente in tutta la materia e la materia è intessuta dalla coscienza, come ha affermato David Bohm, appare possibile accedere alla realtà fisica non visibile. Il pensiero, come afferma, O. M. Aïvanhov, è una sorta di scala della quale dobbiamo imparare a servircene per elevarci (26): il pensiero può limitarsi a scrutare il mondo visibile e a ritenere che gli esseri umani siano separati come appaiono alla vista, ma può anche innalzarsi per scrutarne le radici in alto, come Unità.

 

 

1. E. Laszlo, L’uomo e l’universo, Ed. Urra, 2002, pagg. 26 - 27).
2. così, G. L. Schroeder, L’universo Sapiente, 2002, Il saggiatore, pag. 217
3. M. Teodorani, L’atomo e le particelle elementari, 2007, pag. 153. “Fino alla prima metà del 900 si riteneva che la quasi totalità della massa dell’universo risiedesse nelle stelle e nelle galassie in cui esse sono contenute. Bastava monitorare l’universo con i telescopi, rilevare la luce dei corpi celesti e dedurre, automaticamente, che solo ciò che emette luce è dotato di massa. Poi, proprio da un’accurata analisi delle osservazioni astronomiche ci si é accorti che le cose non stanno così … i corpi celesti luminosi rappresentano solo il 4% della massa dell’universo”, così M. Teodorani, ivi, pag. 149. Vi è, infatti, una materia oscura “avente effetti gravitazionali in molteplici fenomeni astronomici … non emette alcuna radiazione elettromagnetica e quindi non risulta individuabile dagli strumenti di analisi degli astronomi” così Idem, La mente creatrice, 2009, pag. 99. In altri termini, scrive V. Marchi, La scienza dell’Uno, 2007, pag. 31, “noi osserviamo la luce elettromagnetica che interagisce con un solo tipo di materia, quella ordinaria … la realtà dell’invisibile è ben più vasta di quella che appare ai nostri limitatissimi sensi … chi vive il mondo di scena vede solo quel segmento discontinuo di realtà costituito dalla materia nucleare da cui partono le radiazioni elettromagnetiche che impressionano la retina dell’occhio … l’apparato visivo umano riesce a cogliere solo quelle di lunghezza d’onda compresa tra i 400 e i 700 nm”. Ma oltre ad una materia oscura, nell’universo, vi sarebbe anche una energia oscura. Il fenomeno dell’energia oscura “è stato scoperto in epoche recenti, nel 1998, e da allora ha giocato un ruolo sempre più pesante nella conoscenza del cosmo. Gli astronomi hanno, infatti, calcolato che il 74% dell’universo è composto da energia oscura … quindi viviamo in un universo invisibile … L’energia oscura è un termine coniato dal cosmologo Michael Turner, ma la sua esistenza teorica l’aveva preconizzata Albert Einstein inventando la «costante cosmologica» per contrastare gli effetti della gravità e far tornare i conti dell’idea di un universo stazionario allora in voga”, Corriere della sera – scienze, 27 marzo 2010.
4. Scrive Agazzi: “Il punto materiale della meccanica classica era una idealizzazione del granello di sabbia, e tale era ancora l'atomo dei chimici; la forza era una idealizzazione dell'esperienza della pressione o della trazione esercitata su corpi macroscopici; lo spazio era pensato come il contenitore dei vari oggetti e il luogo dei movimenti, indipendente e distinto da essi; il tempo era concepito come un'entità distinta dallo spazio, che fluisce uniformemente dal passato al futuro e misura le durate degli eventi e il loro ordine di successione … La fisica relativistica e quella quantistica hanno posto fine a tale illusione. Spazio, tempo e materia non sono più pensabili come entità indipendenti, non è possibile concepire la particella elementare come un punto materiale localizzato nello spazio e nel tempo … La conclusione è abbastanza immediata: quei concetti e quelle immagini del reale che traiamo dall'esperienza ordinaria e che ci sembrerebbero caratterizzare la realtà in quanto tale, hanno in effetti una portata limitata, riguardano un particolare livello della realtà (quello appunto dell'esperienza ordinaria), ma non sono adatti a farci comprendere e spiegare altri livelli della realtà, e addirittura della realtà fisica”, Evandro Agazzi, Le frontiere della conoscenza scientifica e l'ipotesi del trascendente, in AA. VV., Valori, Scienza e Trascendenza, Fondazione Agnelli, 1990, p. 5.
5. G.L.Schroeder, op. cit., pagg. 20 e 32
6. E. Laszlo, Risacralizzare il cosmo cit., pag. 99.
7. G. L. Schroeder, op. cit., pagg. 42 - 43.
8. Osserva F. Capra, Tao della fisica, pag. 83: “L'aspetto solido della materia è una conseguenza di un tipico «effetto quantistico» collegato al comportamento duale onda-particella della materia, una caratteristica dei mondo subatomico che non trova l'analogo nel mondo macroscopico. Ogni volta che una particella è confinata in un piccolo spazio, essa reagisce a questa limitazione agitandosi dentro, e tanto più piccola è la regione in cui è confinata, tanto più velocemente la particella vi si muove. Nell'atomo allora sono presenti due forze antagoniste. Da una parte, gli elettroni sono legati al nucleo da forze elettriche che cercano di trattenerli il più vicino possibile. Dall'altra, essi reagiscono a questa limitazione ruotando vorticosamente, e quanto più strettamente sono legati al nucleo, tanto più alta sarà là loro velocità; di fatto, il confinamento degli elettroni all'interno di un atomo porta a velocità enormi, di circa 900 chilometri al secondo! Queste alte velocità fanno si che l'atomo appaia come una sfera rigida, proprio come avviene per un'elica in rapida rotazione la quale appare come un disco. È molto difficile comprimere ulteriormente gli atomi e ciò dà alla materia l'aspetto solido familiare”.
9. D. Chopra, Le coincidenze, Sperling & Kupfer, 2007, pag. 192
10. Osserva G. L. Schroeder: ”proprio in questo momento nel vostro corpo, nuove cellule vengono prodotte alla velocità di quattro o cinque milioni al secondo e vuol dire che … si producono 140 chilogrammi di nuove cellule ogni anno … ciò che eravate un anno fa, gli atomi e le molecole che formavano il vostro corpo non corrisponde a ciò che siete oggi. Il corpo perde e scarta 140 chili di tessuto corporeo ogni anno”, op. cit., pag. 231 e segg.
11. Cfr. H. Pagels, Codice Cosmico, Boringhieri, pag. 257
12. Sul piano scientifico, cfr., ad esempio, la teoria della Mente estesa del biologo R. Sheldrake.
13. O. M. Aïvanhov, Leggi della Morale cosmica, Prosveta, 2000, pag. 64.
14. E. Laszlo, Scienza e Conoscenza n. 27/2009, pag. 34.
15. Idem, Risacralizzare il Cosmo cit., p. 239.
16. Questa affermazione pare riecheggiare nel seguente brano tratto dal famoso libro Chuang tzu, espressione della filosofia taoista: “Abbracciare, ecco la gran scienza, il grande verbo. Distinguere è la scienza, il parlare di ordine inferiore”.

17. W. Heisenberg, Natura e fisica moderna, p. 42. Nel 1927 Heisenberg formulò il suo famoso “principio di indeterminazione” che inizialmente riguardava “la posizione e la quantità di moto di una particella. Le due grandezze non sono determinabili esattamente entrambe: in altre parole se vogliamo definirne una, l’altra è completamente indeterminata. Solo l’osservazione “sceglie” la grandezza da conoscere. Il principio si applica anche ad altre coppie di grandezze … Attorno agli anni Trenta ci furono diversi dibattiti fra i fisici, che culminarono in quella che venne poi chiamata “l’interpretazione di Copenhagen”, in base alla quale l’indeter- minazione non deriva da una limitazione dei nostri strumenti o dei nostri sensi, ma è una caratteristica del mondo, è nella natura delle cose. Non si può separare il fenomeno dall’osservazione, non esiste alcuna realtà oggettiva. Il dualismo mente-materia è scomparso: non si possono separare” così F. Capra, Il punto di svolta, Feltrinelli, 1984.
18. AA. VV., Complessità e formazione, Enea, 2008, p. 90.
19. H. Pagels, Il codice cosmico cit., pp. 134 - 137.
20. Nella nostra cultura “conoscere il mondo esterno significa, di fatto osservarlo ‘a distanza‘, per riprodurlo in maniera più o meno precisa e ‘oggettiva’. Ebbene, a partire dagli inizi del Novecento l’osservatore, grazie alla teoria della Relatività, è un soggetto che guarda il mondo da un punto di vista specifico; con la fisica quantistica, lo ‘perturba’; con la teoria dell’autopoiesi, ‘crea’ la Realtà e se stesso. Insomma, l'interazione con l'esterno non è solo osservativa o conoscitiva, ma è essenzialmente autoformativa. A questa conclu- sione si è giunti per via della logica della circolarità autopoietica elaborata da Humberto Maturana, il quale è convinto che ogni sforzo cognitivo è, contemporaneamente, un atto di auto-formazione e di ristrutturazione del mondo circostante, con il quale ogni soggetto vive in ‘accoppiamento strutturale’. Questo significa che, nella misura in cui la conoscenza è il funzionamento di un sistema vivente nel suo dominio di accoppiamento strutturale, cioè nel suo dominio d’esistenza, l’esistenza dei sistemi viventi implica la conoscenza come modo di realizzarsi del vivente, non come caratterizzazione o come rappresentazione, e neppure come scoperta, di qualcosa che è indipendente da essi”, Complessità e formazione cit., p. 111.
21. Francisco Varela, Quattro pilastri per il futuro della scienza cognitiva, in Pluriverso, anno V, n. 2, Aprile - Giugno 2000.
22. Così D. Chopra, Le coincidenze cit., pag. 21.
23. L’affermazione è riferita da L. Dossey, Spazio, Tempo, Medicina cit., pag. 165. Sulle relazioni tra comportamento delle particelle subatomiche e il comportamento umano, cfr. ivi pag. 171 e segg.).
24. Lothar Schäfer, L'importanza della fisica quantica nel pensiero di Teilhard de Chardin e in una nuova prospettiva dell'evoluzione biologica, “Un Futuro per l’Uomo” n. 9/2005.
25. E. Laszlo, L'esperienza Akashica - Leggere il campo di memoria e informazione del Cosmo Scienza e Conoscenza, n. 27/2009, pag. 34.
26. cfr. cap. “Dall’Intelletto all’Intelligenza”, in La vita psichica cit.

 


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Mappa cliccabile degli argomenti

PRIMA PARTE

Riflessioni storiche sul nostro travaglio collettivo e individuale

Modulo 1. Premessa storica. Riflessioni sull'evoluzione nella società delle idee laiche di solidarietà e fraternità.

SECONDA PARTE

Ricognizione del pensiero recente, maturato in tema di cooperazione e fraternità in prospettiva laica e sociale

Modulo 3. L’appello della cultura, nell’era della globalizzazione e delle interdipendenze, al valore di cooperazione, indispensabile quanto la libertà e l'uguglianza.

TERZA PARTE

La società e la Rete della vita. Riflessioni a supporto delle nostre scelte e di un possibile percorso di cambiamento verso una coscienza aperta agli interessi della collettività.

QUARTA PARTE

Ripensare le basi concettuali dell’educazione alla cittadinanza. Alle radici della questione morale...

Modulo 11 bis Il processo di adeguamento interiore alle prescrizioni civiche

QUINTA PARTE

Linee di sviluppo di nuove attitudini concrete, espressive dei valori di cooperazione, empatia...

Modulo 12. Mappa delle attitudini significative in coerenza con la visione sistemica della Vita

Attitudine a percepire la comune appartenenza alla Rete della Vita. La cura di se stessi
Attitudine alla scelta degli Ideali, pensieri e sentimenti per manifestare comportamenti civici
Attitudine alla scelta delle intenzioni
Attitudine alle relazioni empatiche. La rilevanza civica della empatia
Attitudine alla rivalutazione e alla sacralizzazione della vita quotidiana
Attitudine alla rivalutazione del corpo fisico e del suo apporto cognitivo
Attitudine a sperimentare il gusto e la pienezza della vita: la “scienza della Vita”
Attitudine a valorizzare il bene relazionale e i beni comuni
Attitudine alla rivalutazione del lavoro
Attitudine al dimensionamento dei bisogni individuali
Attitudine all'assunzione delle cariche pubbliche. L’esempio
Attitudine a relazioni improntate ai valori di giustizia
Attitudine al rispetto dell’ambiente interiore ed esteriore
Attitudine a vivere come cittadino dell’Universo