Appendice al modulo 5: La visione scientifica della realtà fisica. |
Si è affermato, in modo condivisibile, che “la visione della scienza influenza le nostre percezioni, modifica i nostri stati d’animo, ha effetti sulla nostra stima del valore individuale, e del merito sociale, entra nella serie delle idee, delle emozioni, dei valori e delle ambizioni che formano la nostra coscienza” (1).
Per questa ragione appare opportuno dare risalto, in queste pagine, a
una nuova visione scientifica della realtà esteriore emersa da moltissimi
decenni, ma che fatica, tuttora, ad entrare nella cultura generale. Vi
sono, sempre, resistenze ad accettare le idee nuove:“la rivelazione è
più facile da accettare quando non si hanno idee preconcette su ciò che
deve essere vero. La pressione sociale e professionale a conformarsi alle
idee accettate può essere enorme anche quando una mole crescente di dati
contraddice la loro validità. Il fenomeno è noto con il nome di dissonanza
cognitiva” (2).
La nostra visione scientifica della realtà è mutata, radicalmente, nel
secolo scorso, grazie ai contributi della fisica quantistica. Ormai è
acclarato che mediante i cinque sensi percepiamo una realtà esteriore
che non è la vera e definitiva realtà. Noi percepiamo con i cinque sensi,
a livello quantitativo, solo una piccolissima parte della realtà: “la
materia ordinaria costituisce il 4% della massa nell’universo e rappresenta
la massa visibile. La materia oscura rappresenta invece il 22%, mentre
l’energia oscura ben il 74%” (3). Non solo, ma le forme della realtà stessa
che noi vediamo non sono assolute, ma relative come diremo tra poco.
Gli scienziati, agli inizi del secolo scorso, ritenevano di poter scoprire
l’elemento fondamentale dell’Universo, cioè la particella più piccola
dalla quale tutta la materia doveva essere scaturita; invece, gli scienziati
rimasero stupiti nello scoprire che non esisteva un’unità più piccola
(cd. mattone fondamentale), in quanto l’esistenza appariva come un’onda
di infinite possibilità, intrecciate e connesse. La vita, cioè non proveniva
dalle particelle, a livello subatomico, e gli oggetti materiali solidi
della fisica classica, e che appaiono tali ai nostri occhi, si dissolvevano
in configurazioni di onde di probabilità (4).
Al livello della fisica sub-atomica, l'universo ha rivelato che la sua
essenza fondamentale è pura energia immateriale. Tutta la materia è energia,
e “ad un livello sottostante all’energia c’è l’informazione, una base
totalmente immateriale per l’esistenza … ogni particella, ogni corpo,
ogni aspetto dell’esistenza è espressione dell’informazione che attraverso
il cervello o la mente interpretiamo come il mondo fisico” (5).
Tutti gli oggetti fisici e l’uomo compreso, hanno una loro frequenza vibrazionale,
e quindi un campo di energia, “l’universo materiale compresi particelle,
stelle, pianeti, rocce e organismi viventi non è materiale: tutte queste
cose che sembrano materia sono onde complesse nel vuoto quantico” (6).
Tutta la materia “è caratterizzata da una frequenza e una lunghezza d’onda
specifiche cioè con un certo numero di cicli d’onda per secondo … ogni
cosa noi compresi, ha una funzione d’onda” (7).
Il nostro corpo fisico, gli alberi, gli oggetti materiali che vediamo
e utilizziamo, nella realtà più profonda non sono solidi, separati tra
loro e statici come appaiono alla vista (8).
I nostri sensi selezionano una porzione di cambiamento, la bloccano in
fase e così la possono percepire come una realtà fissa, ma la vibrazione
universale non ha pause (9). La vita si rinnova continuamente e compie
scambi continui. Vi è un flusso continuo di energie che noi non vediamo
con i cinque sensi, così come non constatiamo gli scambi di queste particelle
con altre particelle dell’Universo. Pensiamo al rinnovamento del nostro
corpo che sfugge alla nostra percezione; eppure, il nostro corpo fisico
è fatto anche di particelle subatomiche che sono parte della materia dell’Universo
(10).
Un’immagine di questo flusso di energia la possiamo elaborare grazie al
racconto del famoso fisico F. Capra, contenuto nel Tao della Fisica al
quale rinviamo.
Tra noi e la materia solida che osserviamo, non v’è la separazione che
vediamo con gli occhi. Lo spazio che consideriamo vuoto, in verità, non
è tale, ma è colmo di energie che vibrano a frequenze superiori a quella
visiva, vi è un continuum di energie (11).
I nostri cinque sensi sono organizzati per percepire gli oggetti come
tridimensionali e solidi. Ma nella realtà quantica la solidità non esiste,
esiste solo energia che vibra a varie frequenze. La fondamentale unicità
dell'universo, afferma F. Capra, “caratteristica principale dell'esperienza
mistica, è anche una delle più importanti rivelazioni della fisica moderna.
Essa diviene evidente a livello atomico e si manifesta tanto più chiaramente
quanto più si penetra in profondità nella materia, fino al mondo delle
particelle subatomiche. I costituenti della materia e i fenomeni fondamentali
ai quali essi prendono parte sono tutti in rapporto reciproco, interconnessi
e interdipendenti; non possono essere compresi come entità isolate, ma
solo come parti integrate del tutto. Per quanto ci addentriamo nella materia,
la natura non ci rivela la presenza di nessun «mattone fondamentale» isolato,
ma ci appare piuttosto come una complessa rete di relazioni tra le varie
parti del tutto. Queste relazioni includono, inoltre, sempre l'osservatore”
(12).
Dunque, anche i corpi fisici sono distanti e separati, solo se osservati
sotto il profilo della loro forma, poiché, in realtà, essi con le loro
vibrazioni sono in contatto tra loro. Anche l’idea della separazione tra
individuo e natura è, dunque, illusoria. Ciò è notorio nelle filosofie
spirituali le quali hanno, da sempre, affermato che l’uomo non è un essere
isolato, in quanto tramite le energie sottili emanate è in contatto con
l’Universo. La nostra vita non è separata dalle altre. Come il Sole si
estende tramite i suoi raggi al di là del suo corpo fisico, così l’uomo,
grazie alle sue emanazioni, si diffonde nello spazio, anzi, l’uomo cammina
nello spazio (13).
Infatti, sta emergendo sempre più, a livello scientifico, il convincimento
che la nostra vita sia come un’immensa rete: “Negli ultimi anni sono state
fatte molte scoperte sorprendenti. Gli scienziati più avanzati di oggi
vedono nell'universo incredibili relazioni quantiche generali: ogni particella
che abbia assunto lo stesso stato quantico di un'altra resta collegata
a quest'ultima in maniera non-locale. Sembra che a livello cosmologico
esistano gli stessi collegamenti sottili, di là dello spazio e del tempo,
osservati in campo quantico. Legami altrettanto sorprendenti emergono
all'interno degli organismi viventi e tra l'organismo e il suo ambiente:
"connessioni transpersonali" collegano la consapevolezza degli
individui alla consapevolezza e al corpo di altre persone, a prescindere
dal tempo e dalla distanza” (14).
L’universo “non è fatto di cose e di eventi separati, di spettatori esterni
e di uno spettacolo impersonale … Si tratta di un intero, di un tutt’uno.
A differenza del mondo despiritualizzato della fisica classica, il cosmo
non è frammentato in cose materiali e nei domini disgiunti della vita
e della mente … La recente scoperta dell’unità dell’universo è frutto
di ricerche approfondite, basate su osservazioni e messe alla prova tramite
esperimenti. Essa fornisce una visione del tutto diversa del mondo rispetto
all’immagine meccanicistica, materialistica e frammentata insegnataci
a scuola. Un cosmo connesso, coerente e unito, che richiama un antico
concetto presente nella tradizione di ogni civiltà; un cosmo nuovamente
impregnato di spirito” (15).
Anche il fisico e matematico Erwin Schrodinger, Premio Nobel per la fisica
nel 1933, avverte che la pluralità di oggetti che percepiamo è soltanto
un’apparenza, non è reale.
Parimenti, Roger Penrose, famoso fisico e matematico inglese, sostiene:
“la realtà è una cospirazione creata dall'illusione dei sensi”.
James Jeans, fisico e matematico inglese, puntualizza: “Quando consideriamo
noi stessi nello spazio e nel tempo, le nostre coscienze sono ovviamente
come individui separati di una particella-immagine, ma quando passiamo
al di là dello spazio e del tempo forse esse possono diventare ingredienti
di un singolo continuo flusso di vita. Come avviene con la luce e l'elettricità,
così può avvenire con la vita; i fenomeni possono essere come individui
che conducono esistenze separate nello spazio e nel tempo, mentre, nella
realtà più profonda, oltre lo spazio e il tempo, noi tutti possiamo essere
membra di un unico corpo”.
Anche David Bohm sottolinea l’unità della vita: “Nonostante la sua apparente
solidità, l'Universo è in realtà un ologramma gigantesco (gigantesco a
misura nostra) e splendidamente dettagliato. Sono gli elettroni che, con
i loro balzi quantici, conferiscono massa e volume al nucleo dell'atomo
dandoci la "percezione" della solidità dei corpi di materia.
Il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto, indipendentemente
dalla distanza che le separa, risiede nel fatto che la loro separazione
è in verità un'illusione. Ad un livello di realtà più profondo, tali particelle
non sono entità individuali ma estensioni di uno stesso organismo fondamentale".
Anche Albert Einstein aveva osservato che “Un essere umano è parte di
un tutto che chiamiamo 'universo', una parte limitata nel tempo e nello
spazio. Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa
di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica
della coscienza. Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita
ai nostri desideri personali e all'affetto per le poche persone che ci
sono più vicine. Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione,
allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare
tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza” (16).
La visione parziale della realtà esteriore elaborata dai cinque sensi
è stata superata anche dal principio di indeterminazione: l'osservatore
umano non è necessario solo per osservare le proprietà di un oggetto,
ma è necessario anche per determinare queste proprietà. Nella fisica atomica
non possiamo parlare delle proprietà di un oggetto in quanto tale: esse
hanno un significato solo nel contesto dell'interazione dell'oggetto con
l'osservatore. Come affermava Niels Bohr, “le particelle materiali isolate
sono astrazioni, poiché le loro proprietà sono definibili ed osservabili
solo mediante la loro interazione con altri sistemi”. Il principio di
indeterminazione ha evidenziato come “nei più piccoli elementi costitutivi
della materia ogni processo di osservazione provoca una forte perturbazione;
non è più possibile parlare del comportamento della particella indipendentemente
dal processo di osservazione … la scienza della natura presuppone sempre
l’uomo, e noi dobbiamo, come ha detto Bohr, prender coscienza del fatto
che nello spettacolo della vita non siamo solo spettatori, ma anche, costantemente,
attori“ (17).
Quanto rilevato significa “non solo che l’esperimento oggettivo nel senso
classico non è concretamente realizzabile, ma, anche, che, in generale,
in una fitta rete non possiamo isolare una parte di essa definendola “oggetto”
nel senso tradizionale del termine. Possiamo solo fare un “ritaglio” arbitrario
di una parte di essa e poi, dopo averlo “estratto” dal suo contesto, definirlo
oggetto. E, in realtà, questo è ciò che accade quando facciamo riferimento
a oggetti del nostro ambiente” (18).
Anche il fisico H. Pagels afferma: "La vecchia idea che il mondo
esista effettivamente in uno stato definito non è più sostenibile. La
teoria quantistica svela un messaggio interamente nuovo: la realtà è in
parte creata dall'osservatore … La situazione si presenta paradossale
al nostro intuito, perché stiamo cercando di applicare al mondo reale
un'idea dell'oggettività che sta solo nelle nostre teste, una fantasia"
(19). Se la mente dell'osservatore, con la sola intenzione di osservare,
incide sulla realtà dei fenomeni osservati, ciò vuol dire che il nostro
pensiero, le nostre intenzioni hanno una influenza sulla materia che compone
anche la nostra struttura (20).
Se osservare vuole dire anche modificare ciò che viene osservato, ne discende,
concettualmente, che:
- ogni pensiero crea una vibrazione che interagisce con l’energia-materia
che ci circonda;
- viviamo in un Universo partecipativo, nel senso che l’uomo con il suo
mondo interiore è un creatore consapevole o meno, della realtà;
- anche le particelle del nostro corpo fisico sono condizionabili dalla
nostra vita interiore.
La
realtà materiale, quindi, non può essere intesa come“qualcosa che sta
fuori di qui” con l’osservatore separato. La vecchia parola “osservatore”
deve essere sostituita con “partecipatore”, afferma il fisico John Wheeler.
In altri termini, “non possiamo semplicemente considerare l’oggetto come
qualcosa che esiste in modo indipendente, “là fuori”… l’organismo, in
quanto reticolo di elementi completamente codeterminantisi fa sì che le
nostre menti siano, letteralmente, inseparabili non solo dall’ambiente
esterno, ma anche da quello che Claude Bernard già chiamava il milieu
interieur, il fatto che noi non abbiamo solo un cervello ma un intero
corpo. Per qualche strana ragione, nella tradizione occidentale c’è la
bizzarra percezione che la materia possa essere sì supporto della mente,
ma che la mente non abbia diretta influenza sulla materia. Bene, si può
dimostrare che questo è sbagliato” (21).
Evidentemente, quanto appena rilevato deve valere anche rispetto alle
azioni esteriori: “quando tocchiamo un oggetto, i nostri campi d’energia
e relative nubi di elettroni si incontrano, minuscole porzioni si fondono
e si separano. Anche se percepiamo noi stessi come integri, in realtà,
abbiamo ceduto parte del nostro campo energetico a quell’oggetto specifico
acquisendo un brandello della sua energia. A ogni incontro noi procediamo
a tali scambi e in seguito ci ritroviamo leggermente cambiati” (22).
Dunque, sia le attività interiori (meditare, pensare, pregare, contemplare)
e sia quelle esteriori (gesti...) implicano, sempre, uno scambio di particelle
con la realtà: diamo e prendiamo.
Evidentemente, parliamo di cambiamenti a livello subatomico e qualcuno
potrebbe osservare che per questa ragione, si compie un salto logico,
se si cerca di estendere ai comportamenti umani, le verità scientifiche
relative alle particelle subatomiche. Ma le energie del mondo interiore
non sono anche esse particelle e onde? Non siamo anche noi costituiti
dalla stessa materia-energia? Il premio Nobel Wigner ha affermato, a questo
proposito, che “non vi sono evidenze che l’accuratezza della meccanica
quantistica incominci a svanir via via che aumenta la grandezza del sistema
e la linea divisoria tra sistemi microscopici e macroscopici non è certamente
molta netta” (23). Evidentemente, occorre tener conto delle debite proporzioni.
La fisica quantistica ha, dunque, illuminato, anche se non completamente,
le radici del mondo manifesto. Oltre alla realtà sensibile e visibile
ai nostri occhi, grazie alla quale possiamo vivere l’esperienza della
nostra vita differenziata ed evolvere sulla Terra, esiste una realtà c.d.
quantica ove tutto è interconnesso e interdipendente, dove il vuoto e
la solidità non esistono.
Le distanze tra la scienza e le antiche tradizioni spirituali, negli ultimi
anni, si sono ridotte notevolmente e non vi sono ragioni per ritenere
che questo percorso di avvicinamento non debba ancora proseguire.
Le proprietà quantiche dell’universo, ha affermato il prof. Lothar Schäfer,
“rivelano l’errore delle vedute di Monod. È vero che noi cerchiamo un’alleanza
con la natura. È vero che noi abbiamo dei bisogni spirituali, ma non perché
siamo discendenti di animisti. Ne abbiamo bisogno perché il nostro spirito
ha bisogno di essere a contatto con ciò che è di egual natura – il fondo
spirituale del reale” (24). Questo studioso aggiunge che “gli aspetti
caratteristici della realtà quantica hanno sulla nostra personale natura
umana delle conseguenze potenzialmente considerevoli. Se l'universo è
una rete di connessioni istantanee e non separabili, e assai probabile
che noi facciamo parte di questa rete. Se nell’universo agisce un elemento
di Coscienza, e assai probabile che comunichi con la nostra Coscienza.
Poiché non viviamo in una macchina gigante, dobbiamo considerarci degli
attori in una realtà che non è la realtà abituale che conosciamo, ma piuttosto
una realtà interconnessa, tanto metafisica quanto fisica, e con qualità
spirituali”.
Ma la nostra coscienza può elevarsi per permetterci di accedere a questo
mondo superiore dell’Unità, considerato che con la coscienza ordinaria,
tramite i sensi vediamo solo un corpo solido che il nostro intelletto
misura, analizza e compara?
Come sostenuto da William James: “La normale coscienza dello stato di
veglia, che chiamiamo coscienza razionale, è soltanto un tipo di coscienza
particolare, mentre tutto intorno ad essa, separate da schermi sottilissimi,
esistono forme potenziali di coscienza completamente diverse”.
Scrive Laszlo: “William James, il padre della psicologia americana, percepiva
tali interconnessioni. Egli scrisse: "Dalla mia esperienza... emerge
dogmaticamente una conclusione... che noi, con le nostre vite, siamo come
isole nel mare, o alberi nella foresta. L'acero sussurra al pino con le
sue foglie, e viceversa ... Inoltre, gli alberi intrecciano le radici
nell'oscurità sotterranea e le isole si saldano tra loro nei fondali oceanici.
Allo stesso modo, esiste un continuum di consapevolezza cosmica, contro
la quale la nostra individualità non erige altro che recinzioni temporanee
e in cui le nostre menti si tuffano come in un mare materno o in un serbatoio..."
(25).
Se teniamo conto che la nostra coscienza è intessuta implicitamente in
tutta la materia e la materia è intessuta dalla coscienza, come ha affermato
David Bohm, appare possibile accedere alla realtà fisica non visibile.
Il pensiero, come afferma, O. M. Aïvanhov, è una sorta di scala della
quale dobbiamo imparare a servircene per elevarci (26): il pensiero può
limitarsi a scrutare il mondo visibile e a ritenere che gli esseri umani
siano separati come appaiono alla vista, ma può anche innalzarsi per scrutarne
le radici in alto, come Unità.
1.
E. Laszlo, L’uomo e l’universo, Ed. Urra, 2002, pagg. 26 - 27).
2. così, G. L. Schroeder, L’universo Sapiente, 2002, Il saggiatore, pag.
217
3. M. Teodorani, L’atomo e le particelle elementari, 2007, pag. 153. “Fino
alla prima metà del 900 si riteneva che la quasi totalità della massa
dell’universo risiedesse nelle stelle e nelle galassie in cui esse sono
contenute. Bastava monitorare l’universo con i telescopi, rilevare la
luce dei corpi celesti e dedurre, automaticamente, che solo ciò che emette
luce è dotato di massa. Poi, proprio da un’accurata analisi delle osservazioni
astronomiche ci si é accorti che le cose non stanno così … i corpi celesti
luminosi rappresentano solo il 4% della massa dell’universo”, così M.
Teodorani, ivi, pag. 149. Vi è, infatti, una materia oscura “avente effetti
gravitazionali in molteplici fenomeni astronomici … non emette alcuna
radiazione elettromagnetica e quindi non risulta individuabile dagli strumenti
di analisi degli astronomi” così Idem, La mente creatrice, 2009, pag.
99. In altri termini, scrive V. Marchi, La scienza dell’Uno, 2007, pag.
31, “noi osserviamo la luce elettromagnetica che interagisce con un solo
tipo di materia, quella ordinaria … la realtà dell’invisibile è ben più
vasta di quella che appare ai nostri limitatissimi sensi … chi vive il
mondo di scena vede solo quel segmento discontinuo di realtà costituito
dalla materia nucleare da cui partono le radiazioni elettromagnetiche
che impressionano la retina dell’occhio … l’apparato visivo umano riesce
a cogliere solo quelle di lunghezza d’onda compresa tra i 400 e i 700
nm”. Ma oltre ad una materia oscura, nell’universo, vi sarebbe anche una
energia oscura. Il fenomeno dell’energia oscura “è stato scoperto in epoche
recenti, nel 1998, e da allora ha giocato un ruolo sempre più pesante
nella conoscenza del cosmo. Gli astronomi hanno, infatti, calcolato che
il 74% dell’universo è composto da energia oscura … quindi viviamo in
un universo invisibile … L’energia oscura è un termine coniato dal cosmologo
Michael Turner, ma la sua esistenza teorica l’aveva preconizzata Albert
Einstein inventando la «costante cosmologica» per contrastare gli effetti
della gravità e far tornare i conti dell’idea di un universo stazionario
allora in voga”, Corriere della sera – scienze, 27 marzo 2010.
4. Scrive Agazzi: “Il punto materiale della meccanica classica era una
idealizzazione del granello di sabbia, e tale era ancora l'atomo dei chimici;
la forza era una idealizzazione dell'esperienza della pressione o della
trazione esercitata su corpi macroscopici; lo spazio era pensato come
il contenitore dei vari oggetti e il luogo dei movimenti, indipendente
e distinto da essi; il tempo era concepito come un'entità distinta dallo
spazio, che fluisce uniformemente dal passato al futuro e misura le durate
degli eventi e il loro ordine di successione … La fisica relativistica
e quella quantistica hanno posto fine a tale illusione. Spazio, tempo
e materia non sono più pensabili come entità indipendenti, non è possibile
concepire la particella elementare come un punto materiale localizzato
nello spazio e nel tempo … La conclusione è abbastanza immediata: quei
concetti e quelle immagini del reale che traiamo dall'esperienza ordinaria
e che ci sembrerebbero caratterizzare la realtà in quanto tale, hanno
in effetti una portata limitata, riguardano un particolare livello della
realtà (quello appunto dell'esperienza ordinaria), ma non sono adatti
a farci comprendere e spiegare altri livelli della realtà, e addirittura
della realtà fisica”, Evandro Agazzi, Le frontiere della conoscenza scientifica
e l'ipotesi del trascendente, in AA. VV., Valori, Scienza e Trascendenza,
Fondazione Agnelli, 1990, p. 5.
5. G.L.Schroeder, op. cit., pagg. 20 e 32
6. E. Laszlo, Risacralizzare il cosmo cit., pag. 99.
7. G. L. Schroeder, op. cit., pagg. 42 - 43.
8. Osserva F. Capra, Tao della fisica, pag. 83: “L'aspetto solido della
materia è una conseguenza di un tipico «effetto quantistico» collegato
al comportamento duale onda-particella della materia, una caratteristica
dei mondo subatomico che non trova l'analogo nel mondo macroscopico. Ogni
volta che una particella è confinata in un piccolo spazio, essa reagisce
a questa limitazione agitandosi dentro, e tanto più piccola è la regione
in cui è confinata, tanto più velocemente la particella vi si muove. Nell'atomo
allora sono presenti due forze antagoniste. Da una parte, gli elettroni
sono legati al nucleo da forze elettriche che cercano di trattenerli il
più vicino possibile. Dall'altra, essi reagiscono a questa limitazione
ruotando vorticosamente, e quanto più strettamente sono legati al nucleo,
tanto più alta sarà là loro velocità; di fatto, il confinamento degli
elettroni all'interno di un atomo porta a velocità enormi, di circa 900
chilometri al secondo! Queste alte velocità fanno si che l'atomo appaia
come una sfera rigida, proprio come avviene per un'elica in rapida rotazione
la quale appare come un disco. È molto difficile comprimere ulteriormente
gli atomi e ciò dà alla materia l'aspetto solido familiare”.
9. D. Chopra, Le coincidenze, Sperling & Kupfer, 2007, pag. 192
10. Osserva G. L. Schroeder: ”proprio in questo momento nel vostro corpo,
nuove cellule vengono prodotte alla velocità di quattro o cinque milioni
al secondo e vuol dire che … si producono 140 chilogrammi di nuove cellule
ogni anno … ciò che eravate un anno fa, gli atomi e le molecole che formavano
il vostro corpo non corrisponde a ciò che siete oggi. Il corpo perde e
scarta 140 chili di tessuto corporeo ogni anno”, op. cit., pag. 231 e
segg.
11. Cfr. H. Pagels, Codice Cosmico, Boringhieri, pag. 257
12. Sul piano scientifico, cfr., ad esempio, la teoria della Mente estesa
del biologo R. Sheldrake.
13. O. M. Aïvanhov, Leggi della Morale cosmica, Prosveta, 2000, pag. 64.
14. E. Laszlo, Scienza e Conoscenza n. 27/2009, pag. 34.
15. Idem, Risacralizzare il Cosmo cit., p. 239.
16. Questa affermazione pare riecheggiare nel seguente brano tratto dal
famoso libro Chuang tzu, espressione della filosofia taoista: “Abbracciare,
ecco la gran scienza, il grande verbo. Distinguere è la scienza, il parlare
di ordine inferiore”.
17.
W. Heisenberg, Natura e fisica moderna, p. 42. Nel 1927 Heisenberg formulò
il suo famoso “principio di indeterminazione” che inizialmente riguardava
“la posizione e la quantità di moto di una particella. Le due grandezze
non sono determinabili esattamente entrambe: in altre parole se vogliamo
definirne una, l’altra è completamente indeterminata. Solo l’osservazione
“sceglie” la grandezza da conoscere. Il principio si applica anche ad
altre coppie di grandezze … Attorno agli anni Trenta ci furono diversi
dibattiti fra i fisici, che culminarono in quella che venne poi chiamata
“l’interpretazione di Copenhagen”, in base alla quale l’indeter- minazione
non deriva da una limitazione dei nostri strumenti o dei nostri sensi,
ma è una caratteristica del mondo, è nella natura delle cose. Non si può
separare il fenomeno dall’osservazione, non esiste alcuna realtà oggettiva.
Il dualismo mente-materia è scomparso: non si possono separare” così F.
Capra, Il punto di svolta, Feltrinelli, 1984.
18. AA. VV., Complessità e formazione, Enea, 2008, p. 90.
19. H. Pagels, Il codice cosmico cit., pp. 134 - 137.
20. Nella nostra cultura “conoscere il mondo esterno significa, di fatto
osservarlo ‘a distanza‘, per riprodurlo in maniera più o meno precisa
e ‘oggettiva’. Ebbene, a partire dagli inizi del Novecento l’osservatore,
grazie alla teoria della Relatività, è un soggetto che guarda il mondo
da un punto di vista specifico; con la fisica quantistica, lo ‘perturba’;
con la teoria dell’autopoiesi, ‘crea’ la Realtà e se stesso. Insomma,
l'interazione con l'esterno non è solo osservativa o conoscitiva, ma è
essenzialmente autoformativa. A questa conclu- sione si è giunti per via
della logica della circolarità autopoietica elaborata da Humberto Maturana,
il quale è convinto che ogni sforzo cognitivo è, contemporaneamente, un
atto di auto-formazione e di ristrutturazione del mondo circostante, con
il quale ogni soggetto vive in ‘accoppiamento strutturale’. Questo significa
che, nella misura in cui la conoscenza è il funzionamento di un sistema
vivente nel suo dominio di accoppiamento strutturale, cioè nel suo dominio
d’esistenza, l’esistenza dei sistemi viventi implica la conoscenza come
modo di realizzarsi del vivente, non come caratterizzazione o come rappresentazione,
e neppure come scoperta, di qualcosa che è indipendente da essi”, Complessità
e formazione cit., p. 111.
21. Francisco Varela, Quattro pilastri per il futuro della scienza cognitiva,
in Pluriverso, anno V, n. 2, Aprile - Giugno 2000.
22. Così D. Chopra, Le coincidenze cit., pag. 21.
23. L’affermazione è riferita da L. Dossey, Spazio, Tempo, Medicina cit.,
pag. 165. Sulle relazioni tra comportamento delle particelle subatomiche
e il comportamento umano, cfr. ivi pag. 171 e segg.).
24. Lothar Schäfer, L'importanza della fisica quantica nel pensiero di
Teilhard de Chardin e in una nuova prospettiva dell'evoluzione biologica,
“Un Futuro per l’Uomo” n. 9/2005.
25. E. Laszlo, L'esperienza Akashica - Leggere il campo di memoria e informazione
del Cosmo Scienza e Conoscenza, n. 27/2009, pag. 34.
26. cfr. cap. “Dall’Intelletto all’Intelligenza”, in La vita psichica
cit.
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Ricognizione del pensiero recente, maturato in tema di cooperazione e fraternità in prospettiva laica e sociale |
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Modulo 3. L’appello della cultura, nell’era della globalizzazione e delle interdipendenze, al valore di cooperazione, indispensabile quanto la libertà e l'uguglianza. |
La società e la Rete della vita. Riflessioni a supporto delle nostre scelte e di un possibile percorso di cambiamento verso una coscienza aperta agli interessi della collettività. |
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Modulo 4. Il nuovo senso civico dello stare insieme in collettività, nella Rete della Vita. Il contributo della scienza .... Modulo 5. L’atto di cooperazione fraterna non è atto di impoverimento o di accettazione passiva dell’altrui egocentrismo Modulo 6. Perché il nostro “Io” si oppone alla cooperazione? Modulo 7. La nostra scelta avanti al bivio: Modulo 8. Il ruolo della coscienza e del modo di vivere per il cambiamento. Modulo 9. La moralità della vita vissuta condiziona i processi cognitivi.... Modulo 10. Gli apporti cognitivi dell’intelligenza del cuore. Modulo 11. Occorre superare il distacco tra cultura e modo di vivere... |
Ripensare le basi concettuali dell’educazione alla cittadinanza. Alle radici della questione morale... |
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Modulo 11 bis Il processo di adeguamento interiore alle prescrizioni civiche |