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Attitudine alla scelta degli Ideali, dei pensieri e sentimenti per manifestare comportamenti civici “Se l’ideale è come una mappa… l’ideale del perfezionamento individuale nella prospettiva della fraternità universale esprime la mappa più estesa, più ricca di percorsi cioè di potenzialità cognitive ed emotive” |
2.
Attitudine alla scelta degli Ideali, dei pensieri e dei sentimenti per
manifestare comportamenti civici.
2.1. L’aspirazione
a sviluppare la natura cooperativa, abbiamo
già evidenziato, richiede una attività ordinatrice dei molteplici
impulsi ed energie che abitano in noi, cioè una
autoeducazione interiore. Questa attitudine deve essere sviluppata
in sede formativa per acquisire gli strumenti grazie ai quali ciascuno
può diventare consapevole della propria natura egocentrica e altruistica
e riconoscere, gradualmente, nelle varie circostanze della vita, il tipo
di natura che affiora nella propria coscienza e negli atti della vita
quotidiana. Questa consapevolezza è la premessa per la libera scelta del
nostro Io. Per prendere coscienza di questa opposizione
fisiologica che alberga in noi, “è necessario osservarsi, e purtroppo
la maggior parte degli esseri umani mescola tutto: per essi, i pensieri
e i sentimenti inferiori sono della medesima natura dei pensieri e dei
sentimenti superiori; non sanno distinguere gli uni dagli altri”(1).
Occorre essere consapevoli del fatto che le idee che abbiamo in mente,
spesso non elaborate personalmente, non sono neutrali nella nostra vita
concreta. Non può essere libero, afferma Morin,
colui che non si rende conto di quale impatto abbiano i propri pensieri
sulle sue scelte e sui suoi comportamenti: ”un’etica del pensiero ci richiede
di essere vigili circa le idee che possediamo e da cui siamo posseduti”(2).
Le idee, ricorda Schumacher,
sono filtri tramite i quali pensiamo, sentiamo, interpretiamo il mondo,
e ne facciamo esperienza. Ma “se le idee-valori che abbiamo in mente sono
prevalentemente modeste, deboli, superficiali e incoerenti, la vita apparirà
insipida, non interessante, banale e caotica. Nei tempi moderni scarsa
attenzione è stata data allo studio delle idee che costituiscono quegli
strumenti per mezzo dei quali pensiero e osservazione procedono. Noi pensiamo
con o attraverso idee e che quello che più in generale chiamiamo il pensare
è l’applicazione di idee”(3).
Abbiamo bisogno di un’autoeducazione interiore. È fondamentale sviluppare
questo tirocinio che dura tutta una vita implicante la vigilanza e la
selezione dei propri pensieri e sentimenti.
Questa consapevolezza ricercata tradizionalmente dai mistici,
dovrebbe far parte del percorso pedagogico ordinario, nel rispetto del
senso di misura correlato all’età e alle diverse predisposizioni. Questo
tirocinio richiede cultura di vita interiore. I genitori dovrebbero essere,
in effetti, i primi maestri. Se iniziamo il lavoro introspettivo, osserva
Ricard,
ci rendiamo conto che non è poi così faticoso: “al contrario, nonostante
qualche difficoltà scopriamo rapidamente la gioia che scaturisce dallo
sforzo, e che ogni progresso è una nuova soddisfazione. Abbiamo la consapevolezza
di acquisire una libertà e una forza interiore sempre più grandi, che
si traducono nell’attenuazione delle angosce e delle paure. La fiducia
impostata sulla gioia di vivere si sostituisce all’insicurezza, e un appassionato
altruismo all’egocentrismo cronico”(4).
Oggi una parte dell’umanità, meno abituata all’esercizio attivo del pensiero,
recepisce come propri gli input che in realtà provengono dalle comunicazioni
di massa. Gli esperti sanno bene che è sufficiente toccare le pulsioni
più istintive per condurre molte persone laddove hanno deciso che queste
debbano andare. Questa capacità di asservire la coscienza è propria di
chi “parla alla pancia” dei cittadini per stimolarne la rabbia o all’opposto
la mollezza interiore. Ecco perché saper individuare le varie pulsioni,
le loro logiche e apprendere a gestirle positivamente, è un dato irrinunciabile
della propria libertà e affidabilità morale verso gli altri.
Le idee, scrive Galimberti, “lavorano comunque anche ad insaputa di chi non le conosce […] e senza ideali avvertiva Mannheim, l'uomo diventa una creatura dominata da meri impulsi” (5). Questa affermazione ci fa comprendere che un Ideale ci dà le energie mentali ed emotive per liberarci dal giogo degli impulsi egocentrici e consumistici. Un Ideale mette in azione le nostre potenzialità, la nostra identità e la nostra libertà. Un Alto Ideale ci permette di superare la concezione della vita come semplice sequenza di fatti contingenti.
Aïvanhov ci ricorda che gli istinti contengono potenti energie: se
cerchiamo di annientarli, corriamo il rischio di sfinirci in questa lotta
e di annientare una parte della nostra vita. Allora, come dominare e orientare
gli istinti? Nutrendo in se stessi un alto ideale. Sì, perché un alto
ideale è il miglior trasformatore delle energie. Non appena poniamo un
ideale molto elevato nel nostro cuore e nella nostra anima, le nostre
energie sono obbligate a passare attraverso quell’ideale, ed esso si occupa
di imprimere ai nostri istinti un’altra direzione, una direzione verso
“l’alto”, appunto (6).
Ma gli ideali non vanno confusi con le semplici ambizioni: “Si vedono tante persone che si ostinano a cercare o a conservare posti, funzioni, ruoli… vogliono mostrare al mondo intero che nulla può fermarle… È bellissimo volersi superare… ma più che avere ambizioni è importante avere un alto ideale, il che non è affatto la stessa cosa. Sì, non si deve confondere l'ambizione sociale con l'ideale. L'ambizione, per come viene intesa normalmente, è diretta alla ricerca di successi visibili, tangibili, materiali, mentre un alto ideale cerca il progresso interiore, spirituale” (7).
Il tema degli ideali e dei pensieri riguarda tutti noi, coinvolge la nostra
libertà e il nostro futuro e non può essere confinato nel campo delle
mere astrazioni o delle discussioni filosofiche.
Giustamente, si è detto che una delle forze che concorre a trasformare
l’ambiente in cui viviamo è “la forza di ciò che deve essere, cioè la
forza delle idee. Noi percepiamo il mondo e le sue manifestazioni come
qualcosa che può essere valutato positivamente o negativamente, ponendo
a confronto la realtà delle cose come sono e come pensiamo che dovrebbero
essere. Questa normatività può assumere forme diverse e la avvertiamo
come la forza dei principi, quando ci riesce di identificarli: la forza
del dovere morale, del moral point of view più in generale, o della coscienza,
della legge, della fede, dei valori culturali come immagini del desiderabile,
la forza del migliore argomento, la forza della giustizia, l’attrattiva
di una buona vita” (8).
Pensiamo, ad esempio, alla influenza che può esercitare una determinata
idea di “Natura” in noi: “le idee metafisiche hanno un forte potere normativo
sui processi cognitivi e influenzano profondamente il processo di elaborazione
dell’orizzonte di significati che direziona il nostro modo di abitare
la terra […] l’idea di natura che la nostra mente condivide con l’ambiente
culturale di cui si nutre, influenza e condiziona le nostre scelte in
merito ai nostri comportamenti. L’idea di natura non è mai neutra, è come
una mappa che autorizza o meno certi percorsi sul territorio”
(9) .
Se l’idea può essere una sorta di mappa che contiene certi percorsi sul
nostro territorio, allora, risulta fondamentale porsi nella vita Ideali
elevati per esprimere potenzialità più elevate, cioè percorsi più significativi
e arricchenti. Un grande Ideale è, in effetti, come una grande mappa ricca
di percorsi diversi e di destinazioni elevate.
L’ideale di una vita egocentrica e consumistica, focalizzata sulle sole
ambizioni e vanità sociali, esprime, invece, una piccolissima mappa con
il suo seguito di pensieri e sentimenti generantisi automaticamente e
con le sue modestissime destinazioni. In ragione di ciò, si potrebbe anche
affermare: «dimmi quale ideali nutri e ti dirò la tua destinazione futura».
Però, un grande Ideale, soltanto se è amato, può produrre effetti dentro
di noi, cioè può darci l’energia, la determinazione di voler raggiungere
la destinazione prescelta. In caso contrario, i sentimenti, i desideri
tendono a condurci nella direzione opposta a quella indicata dal piano
razionale. I nostri comportamenti, in effetti, tendono a soddisfare, soprattutto,
ciò che abbiamo veramente desiderato e non ciò che abbiamo ritenuto razionalmente
(cfr. modulo XI). Ecco perché l’attitudine
in esame, comprende necessariamente la scelta dei propri sentimenti affinché
essi siano in sintonia con gli ideali scelti.
L’autoeducazione interiore ci aiuta così a prendere coscienza di come si attua in noi il processo di scelta e di come avviene l’adeguamento concreto ai valori che riteniamo giusti e che abbiamo liberamente selezionato. L’autoeducazione interiore è anche attitudine al miglioramento continuo in quanto ci permette di proseguire sul cammino prescelto, quale che siano le condizioni di vita del momento, apportando i continui aggiustamenti e le elaborazioni personali per proseguire sulla giusta rotta. La plasticità del cervello, accertata oggi scientificamente, comprova le facoltà creative e di cambiamento che possiamo imprimere nella nostra vita, in qualunque età,: “Un concetto fondamentale della neurobiologia moderna è che le connessioni del sistema nervoso possono essere modificate dall’esperienza, sia in termini funzionali sia in termini di struttura…Tali processi sono noti come fenomeni di plasticità neurale e rappresentano una proprietà caratteristica, ma non esclusiva, della corteccia cerebrale…Quando diciamo «Ho cambiato idea» asseriamo senza saperlo che qualcosa è cambiato nella funzione o nella struttura del nostro cervello. Questo perché le idee sono, per così dire, ‘stampate’ nei circuiti nervosi e non si può cambiare idea se non cambiando il ‘testo’ cerebrale che la descrive. La plasticità è una caratteristica peculiare del sistema nervoso in sviluppo; con il passaggio all’età adulta si verifica una notevole riduzione delle potenzialità plastiche dei circuiti nervosi, anche se una serie di studi ha evidenziato che un’adeguata stimolazione ambientale è in grado di indurre fenomeni di plasticità anche nel cervello adulto” (10). Non a caso, l’esperienza e l’apprendimento fanno nascere nuovi neuroni (11). In effetti, “il Dna non contiene l’esatto disegno di come sarà fatto il cervello del nascituro ma un generico bozzetto […] ciò lascia aperto un grosso margine all’indeterminismo. A quanto pare è la storia personale dell’individuo e non il suo codice genetico a determinare come sarà fatto il cervello” (12).
L’essere umano, si è affermato, possiede potenzialità multiple che vengono
alla luce anche mediante l’interazione con l’ambiente. Precisamente, si
è sostenuto che la nostra evoluzione sarebbe connessa a quattro livelli:
genetico, comportamentale, culturale ed epigenetico (13).
2.2. La consapevolezza e l’orientamento dei propri stati
di animo sono un ulteriore aspetto della “cura
sui”. Oggi possiamo fruire di notevoli spazi fisici per muoverci fisicamente,
di ampi spazi virtuali per connetterci virtualmente e di spazi psichici
per provare una vasta gamma di piaceri e di emozioni. A fronte di questa
espansione, forse, non abbiamo conquistato un maggiore grado di libertà
e non abbiamo sperimentato nuovi stati d’animo portatori di benessere.
In compenso è aumentata l’accessibilità a una vasta cultura che si occupa
del governo dei nostri stati d’animo per vivere con maggiore libertà e
dignità i vari momenti della vita.
Dal punto di vista del “sé
inferiore” la libertà è la possibilità di dare libero sfogo a qualsivoglia
impulso e piacere. Dal punto di vista del “Sé
superiore” la libertà è il superamento della schiavitù dagli impulsi
per esprimere la propria creatività e sperimentare stati d’animo positivi
di gioia e benessere duraturi.
Gli sforzi compiuti per ottenere la nostra libertà dalla tirannia dell’ego,
del sé inferiore, aumentano la nostra forza interiore. Ricard
osserva che “l’esperienza dimostra che chi si è liberato dai diktat dell’ego
pensa e agisce con una spontaneità e una libertà opposta alla costante
paranoia generata dai capricci di un ego tronfio. Paul
Ekman, uno dei più eminenti esperti della scienza dell’emozione, che
si è dedicato in particolare allo studio di persone dotate di qualità
umane eccezionali, fra i tratti fondamentali di questi individui riscontra
“il balenare della bontà, una modalità d’essere che gli altri percepiscono
e apprezzano e, a differenza dei tanti ciarlatani carismatici, una perfetta
coerenza tra la loro vita privata e la loro vita pubblica”. Ma soprattutto
“spicca l’assenza di ego: queste persone ispirano gli altri proprio grazie
alla minima importanza che attribuiscono al loro status, alla loro fama,
per farla breve al loro io. Non si preoccupano affatto di sapere se la
loro posizione o la loro importanza sono riconosciute”
(14) .
Ai
fini del governo degli stati d’animo, la forza interiore è imprescindibile,
tenendo presente altresì che gli stati d’animo non sono la conseguenza
necessitata e predeterminata di eventi esteriori, come normalmente siamo
abituati a pensare. Scrive sul punto un autorevole esperto in materia,
Wayne
W. Dyer: “Nella vita, tutti abbiamo da combattere grosso modo le stesse
battaglie, tutti incontriamo difficoltà che si assomigliano. Disaccordi,
conflitti […] la vecchiaia, la malattia, le catastrofi naturali, sono
tutti eventi che pongono dei problemi a praticamente tutti gli esseri
umani. Malgrado tali eventi, però, alcuni riescono ad evitare l'abbattimento
e l'infelicità paralizzanti; altri invece crollano, cadono nell'inerzia.
Quelli che riconoscono che i problemi fanno parte della condizione umana,
e che non misurano la felicità dall'assenza di problemi, sono gli esseri
più intelligenti che si conoscano, e sono anche i più rari. Imparare a
dirigere se stessi comporta tutto un nuovo processo mentale, il quale
può rivelarsi difficile perché, nella nostra società, troppe forze cospirano
contro la responsabilità individuale. Devi contare sulla tua capacità
di sentirti emotivamente come tu scegli di sentirti in un dato momento
della tua vita… Gli stati d'animo non sono solo semplici emozioni che
ti capita di provare: sono reazioni che tu scegli di avere. Se il responsabile
delle tue emozioni sei tu, non sei tenuto a scegliere reazioni autodistruttrici”
(15).
In effetti, molte sofferenze e violenze derivano dall’accecamento e attaccamento
dovuti alla scarsa conoscenza e abitudine a padroneggiare le forze attrattive
o repulsive che si originano nelle relazioni umane. I costi sociali connessi
ai nostri comportamenti individuali sono presi in considerazione purtroppo,
soprattutto, se ricadono nell’area dei comportamenti illeciti o nelle
cronache giudiziarie. Come abbiamo appreso a utilizzare le energie della
natura, parimenti, dobbiamo apprendere, sostiene Aïvanhov,
a utilizzare le energie primitive che sono in noi (gelosia, collera, cupidigia,
alterigia, vanità…). È solo una questione di esercizio e di tempo
(16).
Ad esempio, noi usiamo, osserva Donati,
uno stesso verbo ‘amare’ per riferirci a tante relazioni di tipo diverso
(17). Appare importante, invece, essere consapevoli delle diverse declinazioni
dei sentimenti che possiamo provare al fine di adottare comportamenti
adeguati. Appare importante saper riconoscere le attrazioni, i sentimenti
e l’amore in quanto essi possiedono differenti significati e diverse implicazioni
comportamentali (18).
Il neurofisiologo Damasio
ricorda che “se le emozioni sociali e i sentimenti corrispondenti non
vengono adeguatamente dispiegati, e se il legame fra situazioni sociali
da una parte, e gioia e dolore dall’altra, si rompe, l’individuo si trova
nell’impossibilità di classificare nella propria memoria autobiografica
l’esperienza degli eventi servendosi di quel marchio affettivo che servirebbe
ad attribuirle la sua qualità ‘buona’ o ‘cattiva’. Questo precluderebbe
di accedere a qualsiasi livello successivo nella costruzione dei concetti
di bene e di male, e in particolare impedirebbe la costruzione, culturale
e ragionata, di che cosa debba essere considerato buono o cattivo, in
relazione al bene e al male che ne deriva“ (19).
Anche se il governo pieno degli stati d’animo è difficile, come tutti
possiamo agevolmente riconoscere, è comunque fondamentale compiere sforzi
in questa direzione al fine di riconoscere e non subire passivamente stati
d’animo bloccanti la nostra forza interiore e la nostra autodeterminazione.
Questi stati d’animo bloccanti sono anche provocati talora dal fatto che
le difficoltà attuali di vita collettiva sono spesso raffigurate come
forze sovrastanti il nostro “Io” e le nostre possibilità di reazione costruttiva
(20).
Sarebbe importante che i genitori, invece, di sintonizzarsi sulle esigenze
consumistiche del mercato, aiutassero per davvero i figli a percepire
la forza interiore grazie alla quale è possibile far fronte a tante forze
attrattive che cercano di condurci verso stati d’animo passivi e rinunciatari
in presenza dei quali anche il nostro senso civico e l’autostima deperiscono.
2.3. In termini riepilogativi, l’attitudine all’autoeducazione
interiore:
• sviluppa, soprattutto, la consapevolezza delle manifestazioni mentali
ed emotive delle due
nature (cooperativa ed egocentrica) che albergano in noi;
• sviluppa la consapevolezza delle relazioni che intercorrono tra le idee,
pensieri e sentimenti e i nostri comportamenti concreti al fine di manifestare
in misura maggiore la parte cooperativa;
• aiuta a superare il processo di “indebolimento delle nostre capacità
di cambiamento a livello psico-spirituale” indotto dai prevalenti sistemi
culturali e informativi i quali esercitano su di noi una oppressione oggettiva
che produce una sorta di “impotenza interiorizzata” a causa della quale
il “nostro spirito si anestetizza e smettiamo di vivere pienamente da
esseri umani” (21);
• favorisce la scelta di un ideale elevato di vita quale strumento direzionale
e unificante dei nostri sforzi e progressi, quale bussola di costante
orientamento e aggiustamento, quale alleato nei momenti difficili della
vita. L’ideale ci proietta in un orizzonte ampio nel quale i fatti contingenti
che viviamo, anche se difficili, sono relativizzati e resi, malgrado tutto,
utili sul piano della crescita personale.
Se l’ideale è come una mappa, l’ideale del perfezionamento individuale
nella prospettiva della coooperazione fraterna esprime la mappa più estesa,
più ricca di percorsi cioè di potenzialità cognitive ed emotive. L’ideale
di vita che noi scegliamo è una destinazione, ma nel contempo è anche
un faro che illumina i possibili percorsi, ma sta a noi camminare nella
vita con “intenzioni appropriate” per raggiungere la nostra destinazione
desiderata.
1.
O.M. Aïvanhov, La chiave essenziale cit.
2. Citato da S. Contesini, L’etica e il pensare bene, www.fabbricafilosofica.it.
3. E.F.Schumacher, Small is beautiful: A Study of Economics As If People
Mattered, 1973. Traduzione di F. Bossalino, w3.uniroma1.it.
4. M. Ricard, Il gusto di essere felici cit.
5. U. Galimberti, Parole nomadi, Feltrinelli, 2006, p.158.
6. O.M. Aïvanhov, Pensieri Quotidiani, 17 febbraio 2013. Idem, “L’alto
Ideale” in Opera omnia n. 5, Prosveta.
7. Idem, Pensieri quotidiani, 18 gennaio 2004, Prosveta.
8. A. Ferrara, La forza dell'esempio. Il paradigma del giudizio, Feltrinelli,
2008.
9. M. Bonafini, Dispensa del corso di teoria e pratica di educazione ambientale,
2011, Università di Verona. Secondo Bonafini, modificare l’idea attuale
di natura “non è facile in quanto ha profonde radici nella nostra cultura.
Crescere dentro la costruzione della realtà elaborata dal pensiero occidentale
significa respirare un’aria inquinata da una metafisica antiecologica.
Secondo Bateson la nostra mente sarebbe contaminata da un’«ecologia di
idee cattive» che inquinano il nostro pensiero e condizionano il nostro
modo di vivere. Alla base degli atteggiamenti antiecologici ci sarebbe
un insieme di idee filosofiche, scientifiche, religiose tipiche della
cultura occidentale da riconsiderare criticamente. Secondo alcuni studiosi
il problema chiave è il nostro modo di essere. La “vita della mente” non
è solo luogo dell’elaborazione di informazioni e conoscenze, è anche luogo
di immagini, visioni del mondo di tipo pre-giudiziale e pre-categoriale
che si sottraggono all’azione critica e riflessiva del pensiero. Queste
idee sono gli strumenti attraverso i quali il pensiero pensa e costituiscono
il centro del nostro modo di essere”, ibidem.
10. L. Baroncelli, L. Maffei, Plasticità neurale, Dizionario di medicina,
Treccani, 2010.
11. Cfr. “Cervello, l’esperienza fa nascere nuovi neuroni e sviluppa personalità”,
Fatto Quotidiano, 9 maggio 2013.
12. E. Coco, Egoisti, malvagi e generosi. Storia naturale dell’altruismo,
Bruno Mondadori, 2008, p. 184.
13. E. Jablonka, M. Lamb, L’evoluzione in quattro dimensioni, Utet, 2007.
Nella prefazione del libro, M. Buiatti osserva che “la visione complessiva
che Jablonka e Lamb ci propongono è profondamente diversa da quella fino
a poco tempo fa tradizionale, che proponeva che la evoluzione avvenga
solo per cambiamento del corredo genetico o meglio, per usare il linguaggio
ed i concetti della genetica di popolazione neo-darwinista, delle frequenze
degli alleli (i «varanti» dei geni) che costituiscono i patrimoni genetici
degli esseri viventi. Per essere chiari tuttavia, questo non significa
in alcun modo che i processi che si ipotizzavano precedentemente alla
recente ondata di scoperte non ci siano. Naturalmente le frequenze alleliche
variano ancora e in tutti gli organismi, la selezione naturale continua
ad esistere e con essa anche i processi di mutazione e di deriva genetica.
Le quattro forme di ereditarietà infatti interagiscono e non si escludono,
come chiariscono Jablonka e Lamb, anche se hanno un peso diverso nei diversi
organismi” ivi, p. IX.
14. M. Ricard, Il gusto di essere felici cit.
15. Wayne W. Dyer, Le zone erronee, Bur Rizzoli, p. 7.
16. O.M. Aïvanhov, Opera omnia n. 2, 2002, Prosveta.
17. ”Diciamo che Paride amava la moglie di Agamennone, che Achille amava
il suo amico Patroclo, che i primi cristiani si amavano raccogliendosi
nelle prime comunità religiose. Molte lingue, come l’italiano, hanno un
solo verbo. Ma i greci usavano tre parole diverse: eros, philia e agape.
Così, l’amore di Paride per Elena era eros, quello di Achille per Patroclo,
suo amico era philia, quello dei cristiani delle origini che condividevano
uno stato spirituale di amore fraterno e disinteressato era Agape” P.
Donati, L’amore come relazione sociale cit., p. 15 e segg.
18. ”L’attrazione sessuale dipende soprattutto da elementi puramente fisici
ed è pertanto soggetta a cambiamenti. Il sentimento è già superiore all'attrazione,
perché può essere ispirato da fattori di ordine morale, intellettuale
e spirituale. Ma anche il sentimento è mutevole; un giorno si ama, il
giorno dopo non si ama più. L'amore, il vero amore è al di sopra dell'attrazione
sessuale e del sentimento. Il vero amore non è un sentimento, ma uno stato
di coscienza. L'amore, vissuto come stato di coscienza, si situa ben oltre
le circostanze e le persone” O.M. Aïvanhov, Pensieri Quotidiani, 20 ottobre
2003, Prosveta; Cfr. Idem, Opere omnia nn. 14-15, Prosveta.
19. A. Damasio, Emozione e coscienza cit., p. 193.
20. L. Boff - M.Hathaway, op. cit., p. 168.
21. Ivi, p. 50. “L’impotenza interiorizzata” è quel qualcosa che ci impedisce
di esprimere il nostro vero potere: quello interiore e quello di agire
in condivisione con gli altri, cioè il potere intrinseco di ciascuno di
noi (o empowerment) e il potere di agire in concerto con gli altri e di
associarci in forme autenticamente partecipative, ivi, pp.158 e 580. Queste
forme di potere sono state esaminate dalla sociologa S. Starhawk, Truth
or Dare, 1987. La critica sociale, quando non è supportata da questi poteri
costruttivi e progettuali, sfocia nel protagonismo egocentrico.
Riflessioni storiche sul nostro travaglio collettivo e individuale Modulo 1. Premessa storica. Riflessioni sull'evoluzione nella società delle idee laiche di solidarietà e fraternità. |
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Ricognizione del pensiero recente, maturato in tema di cooperazione e fraternità in prospettiva laica e sociale |
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Modulo 3. L’appello della cultura, nell’era della globalizzazione e delle interdipendenze, al valore di cooperazione, indispensabile quanto la libertà e l'uguglianza. |
La società e la Rete della vita. Riflessioni a supporto delle nostre scelte e di un possibile percorso di cambiamento verso una coscienza aperta agli interessi della collettività. |
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Modulo 4. Il nuovo senso civico dello stare insieme in collettività, nella Rete della Vita. Il contributo della scienza .... Modulo 5. L’atto di cooperazione fraterna non è atto di impoverimento o di accettazione passiva dell’altrui egocentrismo Modulo 6. Perché il nostro “Io” si oppone alla cooperazione? Modulo 7. La nostra scelta avanti al bivio: Modulo 8. Il ruolo della coscienza e del modo di vivere per il cambiamento. Modulo 9. La moralità della vita vissuta condiziona i processi cognitivi.... Modulo 10. Gli apporti cognitivi dell’intelligenza del cuore. Modulo 11. Occorre superare il distacco tra cultura e modo di vivere... |
Ripensare le basi concettuali dell’educazione alla cittadinanza. Alle radici della questione morale... |
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Modulo 11 bis Il processo di adeguamento interiore alle prescrizioni civiche |